“Due brave sorelle”
Jean Potts si rivela magistrale nel gettare una luce cruda e abbagliante sulle ombre che abitano il cuore umano, su quei pensieri inconfessabili che tutti nutriamo ma che ci rifiutiamo di riconoscere.
Recensione
I pensieri contano come le azioni? Hanno lo stesso peso, la stessa scottante responsabilità di un atto compiuto?
Possiamo chiederlo a Lucy e Marcia: due giovani donne, due sorelle. Lucy, mite e remissiva; Marcia, impulsiva e tenace. Loro sanno cosa significa farsi logorare, divorare da un pensiero ossessivo che ne innesca a catena tantissimi altri, portandole a non distinguere quasi più il confine sottile tra realtà e immaginazione.
Oggetto del loro tormento è il padre, un uomo autoritario e soggetto a improvvisi sbalzi d’umore, a cui le due hanno dedicato ogni attenzione dopo la morte della madre, sacrificando le loro esistenze. Un uomo che impiega solo un attimo a prendere una decisione che potrebbe rivelarsi deleteria per le due brave sorelle. Quando Marcia e Lucy scoprono cosa sta tramando il padre con la complicità dell’amante, un’unica, terribile soluzione prende forma nella loro mente: un delitto. Un pensiero che non si realizzerà mai, perché il destino prende un’altra, imprevista, piega.
Ma allora, perché il solo pensiero di aver potuto eliminare il padre le fa sentire così atrocemente colpevoli? Perché genera in loro il terrore paralizzante di essere smascherate, sino a renderle vittime di un ricatto che sfocerà in un gesto estremo?
Rabbia, paura, sensi di colpa e meccanismi di proiezione avvolgono le pagine di questo thriller psicologico, dal finale che lascia il fiato sospeso e che consacra Jean Potts una maestra indiscussa nel gettare una luce cruda e abbagliante sulle ombre che abitano il cuore umano, su quei pensieri inconfessabili che tutti nutriamo ma che ci rifiutiamo di riconoscere.
La sua abilità si manifesta nel mostrare, con una precisione quasi chirurgica, come un sentimento legittimo come la rabbia possa, attraverso i meccanismi distorti del senso di colpa e della paura, trasformarsi in un mostro che divora chi lo ha generato.
Il finale non è una semplice rivelazione, ma uno specchio. Ci costringe a chiederci, con un brivido, fino a che punto anche noi saremmo capaci di spingerci, se messi all’angolo dai nostri stessi fantasmi.
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