
“Ma io quasi quasi”
“MA IO QUASI QUASI” è più di un romanzo; è un’esperienza cruda e necessaria sulla paternità, sulla resilienza e sul coraggio di guardare in faccia il proprio male interiore per trovare, alla fine del tunnel, la luce di una verità liberatoria.
Recensione
Esistono due tipi di persone di fronte al dolore: quelle che fuggono e quelle che, pur terrorizzate, si fermano ad affrontare i propri demoni.
Riccardo, il protagonista del romanzo “MA IO QUASI QUASI” di MICHELE BITOSSI (Accento Edizioni) appartiene decisamente alla seconda categoria.
La sua vita è appesa a un filo sottilissimo: l’esito di una perizia psicologica deciderà se potrà continuare a vedere la sua bambina dopo una separazione conflittuale. Incastrato in una spirale di angoscia, attacchi di panico e ricordi che irrompono a minare la sua già precaria stabilità, Riccardo sceglie di non crollare. Il premio in gioco è troppo prezioso.
Con una scrittura tagliente e ironica, che non ha paura di scavare nel lato più oscuro e vulnerabile dell’uomo, Bitossi mette in scena un feroce e al tempo stesso tenerissimo percorso di auto-analisi. Il protagonista, pagina dopo pagina, smette di essere un personaggio per diventare un compagno di viaggio, un amico la cui battaglia ci costringe a guardare la nostra immagine riflessa allo specchio per quella che è, senza pietà o finzione.
“MA IO QUASI QUASI” è più di un romanzo; è un’esperienza cruda e necessaria sulla paternità, sulla resilienza e sul coraggio di guardare in faccia il proprio male interiore per trovare, alla fine del tunnel, la luce di una verità liberatoria.
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